Lauree scientifiche per la prima volta in cima alle preferenze delle matricole. E studenti del Nord che superano i meridionali. Cambia la geografia dei giovani che scelgono di proseguire gli studi dopo le scuole superiori e cadono anche una serie di luoghi comuni, come quello che vedeva i ragazzi del Mezzogiorno più orientati verso lo studio universitario.
Nel terremoto che ha cancellato in un decennio un numero di aspiranti dottori pari alla popolazione di una città di piccole dimensioni, a pagare il prezzo maggiore sono stati i giovani meridionali, sorpassati da ragazzi e ragazze residenti al Nord, che è per la prima volta in testa alle immatricolazioni con quasi 109mila iscritti. “C’è un problema di politiche per il diritto allo studio”, argomenta Manfredi. “Ma anche una percezione, a mio avviso falsa, dell’utilità della laurea, soprattutto al Sud, dove molte famiglie hanno abbandonato l’idea che l’università possa creare opportunità di lavoro”. “In Italia – rilancia Domenico Pantaleo, a capo della Flc Cgil – il diritto allo studio è solo sulla carta: basti pensare alle migliaia di studenti che restano senza borsa di studio pur avendone diritto”. E “Gli atenei meridionali, meno capaci di attrarre finanziamenti, sono ulteriormente penalizzati dal meccanismo dei punti-organico messo in piedi dalla Gelmini per il turn-over”.
L’INFOGRAFICA SULLE FACOLTA’
Dai dati del Miur emerge anche che si è inceppato il cosiddetto “ascensore sociale”, che per decenni ha consentito ai figli di operai e impiegati di aspirare a un lavoro migliore di quello dei genitori. In dieci anni, la quota di matricole con un diploma tecnico o professionale si è quasi dimezzata, passando dal 42 al 27 per cento. Anche su questo il presidente della Crui è netto: “Rischiamo di riproporre un modello d’istruzione vecchio di sessant’anni e di creare una grave ingiustizia sociale”. Per Jacopo Dionisio, portavoce dell’Unione degli universitari, “i fattori socio- culturali di partenza sono sempre più determinanti nella carriera formativa di uno studente”. A provarlo, osserva l’esponente dell’Udu, anche la sparizione quasi completa delle matricole over 30, passate dal 9,6 al 2,6% nell’ultimo decennio. “Questo dato testimonia che si è persa la percezione del titolo di laurea come strumento di mobilità sociale”. Aumentano gli studenti extracomunitari e le donne, che ormai superano i colleghi maschi di oltre 10 punti percentuali.