TES e AVIS a supporto della ricerca sul COVID-19: il “Progetto Rhapsody”

Fin dai primi mesi del 2020, la pandemia di COVID-19 si è configurata come la più grande emergenza sanitaria mondiale degli ultimi decenni, sia per la rapidità di diffusione, sia per l’elevato tasso di mortalità che l’ha da subito caratterizzata. Responsabile della pandemia è un nuovo ceppo di Coronavirus che non era mai stato identificato nell’uomo: il virus Sars-Cov-2 (Severe Acute Respiratory Syndrome – Coronavirus – 2). I pazienti colpiti da questo virus possono sviluppare una molteplicità di sintomi, tra cui grave polmonite che può progredire fino allo sviluppo della sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), nonché l’insufficienza multiorgano. La risposta del paziente all’infezione da Sars-Cov-2 è molto diversificata e dipende da una serie di fattori come l’età, il sesso, la compresenza di patologie cardiovascolari come l’ipertensione, ma anche di co-morbidità quali diabete e obesità.

Perché la reazione di ciascun paziente è così fortemente diversificata (dal soggetto asintomatico al malato grave che richiede l’intubazione)? Ovvero, perché ci sono individui più o meno predisposti a rispondere efficacemente all’infezione?

Gli studiosi ritengono che un ruolo chiave nella risposta al contagio possa essere svolto dalla capacità di difesa naturale propria di ogni individuo e dalla sua memoria immunologica innata. L’immunità innata è la prima linea di difesa del nostro organismo contro i patogeni, e combatte la fase iniziale dell’infezione prima che si sviluppino gli anticorpi. Tra le cellule del sistema immunitario innato ci sono i linfociti Natural Killer (NK) e i monociti, che hanno meccanismi di funzionamento molto diversi, ma, in generale, sono in grado di identificare e/o eliminare gli agenti patogeni.

Partendo da queste premesse, in piena fase pandemica è nato un progetto di ricerca presso l’Unità Operativa Complessa (UOC) Medicina Trasfusionale dell’Ospedale di Treviso in collaborazione con l’Università degli Studi di Padova, il quale si propone di caratterizzare queste due popolazioni cellulari che mediano l’immunità innata in pazienti Covid-19.

Grazie al fondamentale sostegno economico di Fondazione T.E.S. e Avis Provinciale Treviso è stato possibile mettere a disposizione di questa ricerca una tecnologia estremamente avanzata per lo studio di popolazioni cellulari ematiche e non: la tecnologia Rhapsody. Si tratta di uno strumento che permette di studiare contemporaneamente sia le proteine di superficie, che l’insieme dei geni espressi da linfociti NK e monociti, in un approccio definito “multi-omico”. Confrontando le popolazioni cellulari isolate da a) soggetti convalescenti (guariti) in fase post-infettiva Covid-19, b) soggetti “naive”, che non hanno mai contratto il contagio (donatori Avis) e c) soggetti vaccinati per Sars-Cov-2, il progetto si propone di identificare dei target genici o proteici coinvolti nella risposta immunologica innata, che potrebbe contribuire alla protezione dall’infezione da SARS-CoV-2 o, dopo avvenuto contagio, dalla re-infezione (in caso di limitata durata della protezione anticorpale virus-specifica).

Dopo la raccolta dei campioni di sangue, l’estrazione delle popolazioni cellulari e la loro analisi mediante lo strumento Rhapsody, lo studio è ora nella fase decisiva che consiste nell’elaborazione ed interpretazione della notevole quantità di dati ottenuti mediante questo approccio multi-omico, tramite una indagine definita bioinformatica.

Questa importante ricerca, coordinata dalla Dott.ssa Arianna Veronesi (Direttore dell’UOC Medicina Trasfusionale di Treviso) e dal Prof. Andrea Porzionato (Professore Ordinario di Anatomia Umana, Dipartimento di Neuroscienze, Università degli Studi di Padova) potrebbe condurre all’identificazione di nuovi bio-marcatori ad uso clinico-diagnostico di resistenza aspecifica all’infezione e/o alla re-infezione Sars-Cov-2, aprendo nuovi scenari terapeutici soprattutto per i casi che presentano una più grave sintomatologia.